Ah, no! Volti la pagina, signora! Se lei volta la pagina, vi legge che non c'è più pazzo al mondo di chi crede d'aver ragione! (Il berretto a sonagli)

sabato 27 marzo 2010

Assignment 4

Scrivere "di pancia" un commento a un articolo del genere mi risulta un po' difficile, non perchè manchino le riflessioni, anzi proprio per il problema opposto: durante la lettura mi sono venute in mente un sacco di cose che sicuramente non riuscirò a condensare in questo intervento!

Innanzi tutto io mi ritengo una dei pochi fortunati che hanno avuto l'occasione di incontrare nel loro percorso scolastico quello che si può definire un maestro con la emme maiuscola; uno di quegli omoni tutti d'un pezzo sempre in giacca e camcia, con gli occhiali enormi e i capelli bianchi ormai quasi del tutto scomparsi! Ecco, non è facile descrivere la stima che ho nei suoi confronti e tutto quello che ho imparato confrontandomi con lui, che, professore di matematica e fisica, spesso passa le sue lezioni a recitare versi di poeti latini, di Dante, o che semplicemente adora farcire le sue spiegazioni di discorsi che apparentemente non c'entrano con l'argomento trattato, ma che in realtà rivelano la sua profonda consapevolezza che ciò che è veramente importante per noi studenti è imparare a pensare sul serio, a vedere la scuola, i libri non come meri elenchi interminabili di nozioni, ma come una risorsa, una possibilità di acquisire quesgli strumenti che permettono di capire fino in fondo le cose, di vivere consapevoli, padroni della realtà e non semplicemente come passivi contenitori di idee preconfezionate.
Non a caso, una delle cose che non si stanca mai di ripetere è che essere veramente liberi vuol dire poter scegliere, e per scegliere si deve avere la possibilità di escludere delle strade, non perchè non siamo in grado di intraprenderle, ma perchè, pur avendo gli strumenti per farlo, spontaneamente optiamo per un'altra via che riteniamo migliore o più ad atta a noi.
Il bello è che, come un vero maestro, non tronca il rapporto con i suoi studenti quando questi non sono più tali, ma è sempre disponibile per coloro che sono riusciti a intravedere sotto il suo aspetto severo e a volte un po' troppo rigido, l'immenso mondo che un uomo di tale cultura e sensibilità può trasmettere.

Ebbene, io non mi ritengo una "scolarrizata", o almeno non nel senso prettamente negativo che il termine sembra aver acquisito. Non credo che l'andar bene a scuola o cmunque l'impegnarsi nello studio cozzi con la possibilità di coltivarsi un mondo di idee e reti personali. Credo piuttosto che sia difficile riuscire a conciliare entrambe le cose.
Per quanto mi riguarda non ho mai avuto troppe difficoltà a studiare, seppur, ovviamente, con più o meno interesse, il contenuto delle famigerate "materie" scolastiche. Certo, non ho assolutamente la convinzione che sia questo il modo di conoscere veramente, ma credo che tutto ciò mi abbia molto aiutato anche solo a pormi domande, a riflettere su vari aspetti della vita e della quotidianità che non avrei altrimenti preso in considerazione, a capire quali sono gli argomenti da approfondire al di fuori dell'ambiente scolastico. E non parlo solo di studio, mi spiego meglio.
Quella curiosità, quell'attenzione che serve a studiare bene è la stessa che serve a percepire le cose vive della realtà; il segreto, secondo me, sta nel porre l'attenzione nei particolari, lasciarsi stupire da ciò che appare scontato ma in realtà non lo è.
Insomma, forse un po' troppo ottimisticamente, ritengo che sia impossibile, in qualità di esseri umani, non rimanere perturbati ognuno nello specifico da qualcosa che ha particolare significato per lui. Certo, nel mondo di oggi questo forse risulta più complicato, siamo perennemente in un'affannosa corsa e spesso ci troviamo a non sapere dove sia il traguardo da raggiungere e sono d'accordo nel dire che per coltivare il proprio PLE c'è bisogno prima di tutto di riscoprire il bello della quotidianità, delle tante cose vive che ci sono in questo mondo "in corsa" a prescindere che siano reali o virtuali.

Eccomi ad un'altra riflessione che ho fatto durante la lettura. Non è facile per me fare della realtà concreta e di quella virtuale un tutt'uno. Fin'ora non conoscevo tutte le potenzialità di internet che sto scoprendo ora, ma l'ho sempre usato soprattutto per "connessioni con il passato" credendo che quelle con il presente fossero da coltivare nel mondo reale.
Non credo di essere ancora entrata sul serio in questa rete di nodi, anzi non so nemmeno se ci riuscirò, ma sicuramente riesco a intravederne l'immportanza. Magari il mio essere nostalgica mi porta a preferire ancora i confronti a tu per tu, anche se capisco che è molto più facile scegliere persone con cui mantere contatti vivi on line, in una gamma così ampia e variegata, che non off line, dove le occasioni sono molte meno.
Credo di usare già internet per coltivare i miei interessi, ma di farlo rimanendo chiusa "nel mio mondo", cercando leggendo guardando, ma senza in realtà confrontarmi sul serio con quello che mi trovo davanti, e questo anche perchè, come ho detto, spesso tali ricerche sono volte al passato. Scoprire che si possono avere connessioni col presente, credo sia un modo per uscire dal mio mondo, per cominciare ad usare anche i contatti on line per il confronto.

A proposito dei nodi e delle reti, dunque, mi viene in mente un'immagine secondo me ad hoc. E' un po' come un'orchestra: ogni musicista, certo, prova piacere al semplice suonare, che sia da solo in una stanza o davanti ad un pubblico, ma la magia che si crea quando ognuno, con la propria arte e passione, si mette a disposizione degli altri componenti dell'orhestra, sta proprio in quell'amalgama perfetta e armonica di suoni che non si sovrastano l'uno con l'altro, ma anzi si arricchiscono, si copletano mantenedo ognuno la propria importanza individuale.

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