Ah, no! Volti la pagina, signora! Se lei volta la pagina, vi legge che non c'è più pazzo al mondo di chi crede d'aver ragione! (Il berretto a sonagli)

lunedì 29 marzo 2010

L'uomo dal fiore in bocca

Propongo un bellissimo testo, a mio parere, di Pirandello, interpretato da Vittorio Gassman.
Non credo ci sia bisogno di aggiungere commenti!


sabato 27 marzo 2010

Assignment 4

Scrivere "di pancia" un commento a un articolo del genere mi risulta un po' difficile, non perchè manchino le riflessioni, anzi proprio per il problema opposto: durante la lettura mi sono venute in mente un sacco di cose che sicuramente non riuscirò a condensare in questo intervento!

Innanzi tutto io mi ritengo una dei pochi fortunati che hanno avuto l'occasione di incontrare nel loro percorso scolastico quello che si può definire un maestro con la emme maiuscola; uno di quegli omoni tutti d'un pezzo sempre in giacca e camcia, con gli occhiali enormi e i capelli bianchi ormai quasi del tutto scomparsi! Ecco, non è facile descrivere la stima che ho nei suoi confronti e tutto quello che ho imparato confrontandomi con lui, che, professore di matematica e fisica, spesso passa le sue lezioni a recitare versi di poeti latini, di Dante, o che semplicemente adora farcire le sue spiegazioni di discorsi che apparentemente non c'entrano con l'argomento trattato, ma che in realtà rivelano la sua profonda consapevolezza che ciò che è veramente importante per noi studenti è imparare a pensare sul serio, a vedere la scuola, i libri non come meri elenchi interminabili di nozioni, ma come una risorsa, una possibilità di acquisire quesgli strumenti che permettono di capire fino in fondo le cose, di vivere consapevoli, padroni della realtà e non semplicemente come passivi contenitori di idee preconfezionate.
Non a caso, una delle cose che non si stanca mai di ripetere è che essere veramente liberi vuol dire poter scegliere, e per scegliere si deve avere la possibilità di escludere delle strade, non perchè non siamo in grado di intraprenderle, ma perchè, pur avendo gli strumenti per farlo, spontaneamente optiamo per un'altra via che riteniamo migliore o più ad atta a noi.
Il bello è che, come un vero maestro, non tronca il rapporto con i suoi studenti quando questi non sono più tali, ma è sempre disponibile per coloro che sono riusciti a intravedere sotto il suo aspetto severo e a volte un po' troppo rigido, l'immenso mondo che un uomo di tale cultura e sensibilità può trasmettere.

Ebbene, io non mi ritengo una "scolarrizata", o almeno non nel senso prettamente negativo che il termine sembra aver acquisito. Non credo che l'andar bene a scuola o cmunque l'impegnarsi nello studio cozzi con la possibilità di coltivarsi un mondo di idee e reti personali. Credo piuttosto che sia difficile riuscire a conciliare entrambe le cose.
Per quanto mi riguarda non ho mai avuto troppe difficoltà a studiare, seppur, ovviamente, con più o meno interesse, il contenuto delle famigerate "materie" scolastiche. Certo, non ho assolutamente la convinzione che sia questo il modo di conoscere veramente, ma credo che tutto ciò mi abbia molto aiutato anche solo a pormi domande, a riflettere su vari aspetti della vita e della quotidianità che non avrei altrimenti preso in considerazione, a capire quali sono gli argomenti da approfondire al di fuori dell'ambiente scolastico. E non parlo solo di studio, mi spiego meglio.
Quella curiosità, quell'attenzione che serve a studiare bene è la stessa che serve a percepire le cose vive della realtà; il segreto, secondo me, sta nel porre l'attenzione nei particolari, lasciarsi stupire da ciò che appare scontato ma in realtà non lo è.
Insomma, forse un po' troppo ottimisticamente, ritengo che sia impossibile, in qualità di esseri umani, non rimanere perturbati ognuno nello specifico da qualcosa che ha particolare significato per lui. Certo, nel mondo di oggi questo forse risulta più complicato, siamo perennemente in un'affannosa corsa e spesso ci troviamo a non sapere dove sia il traguardo da raggiungere e sono d'accordo nel dire che per coltivare il proprio PLE c'è bisogno prima di tutto di riscoprire il bello della quotidianità, delle tante cose vive che ci sono in questo mondo "in corsa" a prescindere che siano reali o virtuali.

Eccomi ad un'altra riflessione che ho fatto durante la lettura. Non è facile per me fare della realtà concreta e di quella virtuale un tutt'uno. Fin'ora non conoscevo tutte le potenzialità di internet che sto scoprendo ora, ma l'ho sempre usato soprattutto per "connessioni con il passato" credendo che quelle con il presente fossero da coltivare nel mondo reale.
Non credo di essere ancora entrata sul serio in questa rete di nodi, anzi non so nemmeno se ci riuscirò, ma sicuramente riesco a intravederne l'immportanza. Magari il mio essere nostalgica mi porta a preferire ancora i confronti a tu per tu, anche se capisco che è molto più facile scegliere persone con cui mantere contatti vivi on line, in una gamma così ampia e variegata, che non off line, dove le occasioni sono molte meno.
Credo di usare già internet per coltivare i miei interessi, ma di farlo rimanendo chiusa "nel mio mondo", cercando leggendo guardando, ma senza in realtà confrontarmi sul serio con quello che mi trovo davanti, e questo anche perchè, come ho detto, spesso tali ricerche sono volte al passato. Scoprire che si possono avere connessioni col presente, credo sia un modo per uscire dal mio mondo, per cominciare ad usare anche i contatti on line per il confronto.

A proposito dei nodi e delle reti, dunque, mi viene in mente un'immagine secondo me ad hoc. E' un po' come un'orchestra: ogni musicista, certo, prova piacere al semplice suonare, che sia da solo in una stanza o davanti ad un pubblico, ma la magia che si crea quando ognuno, con la propria arte e passione, si mette a disposizione degli altri componenti dell'orhestra, sta proprio in quell'amalgama perfetta e armonica di suoni che non si sovrastano l'uno con l'altro, ma anzi si arricchiscono, si copletano mantenedo ognuno la propria importanza individuale.

domenica 14 marzo 2010

Rimini: "Da Rembrandt a Gaugin a Picasso. Capolavori del Museum of Fine Arts di Boston"

Peccato che ormai sia quasi terminata (è stata infatti prorogata fino al 21 Marzo 2010), ma è davvero bella la mostra al Castel Sismondo di Rimini che espone 65 opere della pittura europea dal Cinquecento al Novecento prestate dal Museo delle Belle Arti di Boston. Si possono ammirare opere di artisti come Van Dyck, Velázquez, Gauguin ,Van Gogh, Manet, Monet, Cézanne, Tiepolo, Matisse, Picasso e di tanti altri, divise in sei sezioni.
La mostra infatti non è organizzata secondo un ordine cronologico, ma secondo tematiche che permettono di riunire insieme opere di pittori di epoche assai diverse cercando così di mostrarne non solo le inevitabili differenze, ma anche richiami e somiglianze.
Si possono vedere numerosi ritratti, da quelli più realistici e particolareggiati, tipici del XVII secolo, ai più innovativi, come per esempio una delle opere cubiste di Picasso che raffigura una donna; ma anche interni, nature morte...
La sezione a parer mio più bella ed interessante è quella relativa ai paesaggi, dove sono raccolti quadri di Corot, Constable, molti dipinti di Monet e degli impressionisti. Proprio di Monet colpiscono i famosi dipinti delle "serie", le raffigurazioni della cattedrale di Rouen o delle Ninfee di Giverny che il p
ittore coglie in momenti particolari della giornata, realizzando un gran numero di varianti dello stesso soggetto cercando ogni volta di catturare i diversi riflessi di luce che investono la scena, in una sperimentazione del tutto particolare.
Questa sezione, inoltre, prese
nta un quadro di Van Gogh che, inevitabilmete, ha catturato la mia attenzione! "Case ad Auvers" è uno dei tanti dipinti che l'artista realizza ad Auvers-sur-Oise, un paesino vicino a Parigi dove si traferisce per farsi curare dal dottor Gachet, poco prima del suicidio. Spicca in quest'opera il tormento dell'anima dell'artista, il dissidio tra la speranza, la gioia di vivere che si nota nella capanna in primo piano, rifinita nei minimi particolari, e l'angoscia, trasformata nell'essenzialità delle case sullo sfondo e soprattuto nel cielo, come sempre specchio dell'animo del pittore, con le sue vorticosi nubi.
Consiglio dunque di visitare questa mostra, nel breve tempo che ormai rimane: nonostante il viaggio per raggiungere la città e l'affollamento forse eccessivo delle sale, ne vale veramente la pena!

lunedì 8 marzo 2010

Della serie, incredibile!

Veramente impossibile riuscire a credere che sia proprio io a cimentarmi in un compito del genere! Io che, onde evitare di cadere in terribili manie di protagonismo, ho sempre declinato (molto volentieri) ogni invito ad aprire un mio blog rivoltomi dagli smaniosi di scrivere, leggere, condividere...
E pensare che stavo per optare per il cosiddetto gruppo dello "zoccolo duro"!
Insomma, come primo post di presentazioni penso sia d'obbligo ammettere che, più che la questione delle difficoltà "informatiche" che avrebbero potuto presentarsi, ciò che mi ha trattenuto è stata la questione dei "contenuti".
Per il momento, questo blog non ha un tema preciso, spero di riuscire a trovare argomenti interessanti (almeno per qualcuno) da trattare!
Nel fare i saluti, propongo una simpatica filastrocca di Gianni Rodari sul folkloristico accento fiorentino. http://www.giannirodari.it/bambini/index.html

Il povero ane

Se andrete a Firenze
vedrete certamente
quel povero ane
di cui parla la gente.

È un cane senza testa,
povera bestia.
Davvero non si sa
ad abbaiare come fa.

La testa, si dice,
gliel'hanno mangiata...
(La " c " per i fiorentini
è pietanza prelibata).

Ma lui non si lamenta,
è un caro cucciolone,
scodinzola e fa festa
a tutte le persone.

Come mangia? Signori,
non stiamo ad indagare:
ci sono tante maniere
di tirare a campare.

Vivere senza testa
non è il peggio dei guai:
tanta gente ce l'ha
ma non l'adopera mai.